Il Vigneto

Situato nelle Marche, sulla collina litoranea del Comune di Senigallia (zona del Rosso Piceno), l’impianto risale al 2001 e produce uve rosse Montepulciano e Sangiovese ( oltre al Merlot, per la parte libera del disciplinare della DOC). In una  più ridotta parte del vigneto, è coltivato l’Esino DOC bianco.  Qui entra l'uva Verdicchio al 50% e, per la restante parte, la Malvasia e il Trebbiano. Le uve sono certificate biologiche sin dall’inizio della produzione, anche se metodi e disciplinari di coltivazione riferibili all’agricoltura biologica erano stati introdotti in azienda già da tempo. Dopo la metà degli anni ‘80 del secolo scorso, l’Associazione Intercomunale Valli Misa e Nevola ( un ente pubblico previsto da una legge allora in vigore ) aveva intrapreso un’esperienza di aiuti finanziari a quelle aziende che praticavano agricoltura biologica, senza poter essere certificate perché una legge che regolamentasse la materia non era stata ancora varata (la prima legge italiana in materia, come noto, è del 1992). Le aziende bio si attenevano, allora, a quelle che venivano chiamate “Norme Italiane di Agricoltura Biologica”, sottoscritte e approvate da alcune associazioni ed enti a carattere nazionale. La nostra azienda aderì a tale progetto e, per la durata del progetto, si sottopose a quanto previsto da quelle norme. 

 La cura del vigneto richiede un innumerevole elenco di tecniche che cercheremo di riassumere in questo paragrafo. Mentre in viticultura convenzionale si preferisce l’inerbimento del terreno e, eventualmente, l’uso di disseccanti chimici sotto il filare, nel nostro vigneto è praticata la vangatura meccanica, annualmente a file alterne. Ciò opera nel contenimento delle erbe spontanee e consente un immagazzinaggio di acqua durante le stagioni più piovose dell’anno. La rinettatura dalle spontanee viene poi completata con l’uso ripetuto di trinciatutto sottofila e della zappatura manuale. La concimazione, effettuata solo con concime organico proveniente da allevamenti biologici o controllati, è parca ed equilibrata, ciò allo scopo di contenere la quantità di produzione. Questa, infatti, non supera mai i 100 ql. per ettaro. Il basso apporto di azoto è di fondamentale aiuto per il contenimento degli attacchi parassitari, che in tal modo riescono a controllarsi grazie ai pochi principi attivi a disposizione per l’agricoltura biologica. Per la potatura, effettuata nell’osservanza dei cicli lunari idonei, ci si è orientati sul Guyot, anche se non nella forma convenzionale ma nella versione Simonit-Sirch. Si tratta di una riscoperta e una attualizzazione di tecniche praticate in passato nella gran parte dei vigneti. Oggi quella tecnica è sopravvissuta, ad esempio, nella forma della vite ad alberello pantesco (di Pantelleria), prima pratica agricola a ottenere nel 2014 il riconoscimento di “patrimonio dell’umanità” da parte dell’Unesco.

 
La longevità dei vigneti allevati in quel modo dipende dal fatto che i tagli vengono effettuati sempre sul legno giovane, evitando dunque tagli grossi che sono il varco per la gran parte di malattie. Grazie a questi studi si sono finalmente comprese alcune ragioni della scarsa longevita' dei vigneti europei dovuta a malattie del legno. La migliore cicatrizzazione delle ferite da taglio aiuta la pianta a costituire un flusso linfatico stabile e integro e questo, allungando la vita alle piante, permette di produrre vino servendosi di   uva qualitativamente superiore perché proveniente da viti più vecchie.

 

Mentre poi, nelle aziende convenzionali, per la legatura dei tralci vengono utilizzati, solitamente, materiali plastici inquinanti, la nostra azienda ha riadottato la legatura dei tralci con rami di vimini, raccolti all’atto della potatura del salice da vimini (salix viminalis). Tale specie arborea era, dalle nostre parti, quasi del tutto scomparsa; un lavoro di ricerca di qualche esemplare sopravvissuto ha permesso la ripiantumazione e poi, nel tempo, l’utilizzo nel vigneto. Quasi subito dopo la potatura il tralcio, potato volontariamente corto allo stesso scopo di non spingere in alto la produzione, è oggetto di operazioni. Durante il periodo vegetativo, si opera in vario modo sia sui tralci (già potati corti per non spingere in alto la produzione) e, successivamente, sui grappoli e sui nuovi germogli che continuamente si formano, allo scopo di arieggiare il più possibile i frutti e poter dunque contenere il numero dei trattamenti fitosanitari, predisporre la corretta esposizione dei frutti stessi al sole, tenere in equilibrio la parte vegetativa e la parte produttiva. Ciò, per aiutare la vite a superare gli squilibri idrici - in questi anni sempre più frequenti - agevolare la maturazione e il titolo zuccherino dell’uva. Per le stesse ragioni, vengono regolarmente effettuati diradamenti di grappoli che indiscutibilmente diminuiscono di non poco la quantità prodotta ma forniscono un prodotto qualitativamente migliore. Tutto questo ha lo scopo di ottenere uve perfettamente sane e mature, presupposto decisivo per l’ottenimento di un prodotto finale altrettanto sano e ricco di valori nutrizionali. Le uve giungono scalarmente a maturazione e così i raccolti sono da noi realizzati in corrispondenza del raggiungimento del desiderato grado zuccherino, in epoche diverse per ciascuna delle varietà citate. Anche se questo, come si può facilmente intuire, ha importanti risvolti sotto il profilo dei costi sostenuti, riteniamo che sia l’unica via per l’ottenimento del più alto grado di qualità.